Photorail-boy, bentrovati!

A distanza di quasi cinque mesi, provo a raccontare l'avventura ferroviaria compiuta dal trio Jacopo-Ellis-Omar lo scorso aprile: metà della gita... la Serbia!
Rimasto affascinato da quanto visto l'anno scorso, fin da subito sognavo di tornare in questa terra così apra, con l'obiettivo di visitare la parte meridionale, alla quale, per motivi di tempo, nel 2016 avevamo potuto dedicare solo mezza giornata (giusto per fotografare la coppia di Belgrado-Sofia e vv.)
Ne è uscito un bel viaggio, funestato da qualche nube di troppo, ma tant'è, prendere o lasciare.
Nota: nel giro di 6-7 mesi la situazione graffiti è precipitata; monitorando quotidianamente la situazione grazie ad alcuni gruppi di appassionati locali, siamo stati costretti ad escludere tutto ciò che rientrava nella categoria 'materiale ordinario', avvalorando di conseguenza la mia sete di Sud, tra automotrici moderne e chiassosissime 661. Unica deviazione, la "solita" mineraria a scartamento ridotto in quel di Vreoci, alla quale - dopo la fugace apparizione di Ferragosto 2015 - abbiamo stavolta dedicato una giornata intera, comprensiva ovviamente anche del doppio binario a scartamento ordinario per le centrali A e B di Obrenovac.
"Basta chiacchiere, fuori le foto".
Prima, però, una mappa dei luoghi e delle linee toccate dal trio (evidenziate in rosso).
As usual, salto a piè pari accenti, dieresi e altre stranezze, non me ne vogliano i puristi...
[ Attachment: You are not allowed to view attachments ]
Sabato 22 aprile Alle 6.20 il trio si trova in Aeroporto a Orio al Serio, dove alle 7 partiranno alla volta di Nis. L'arrivo, un pochino in ritardo, si concretizza alle 9. Subito si familiarizza con il clima: c'è il sole, ma ci sono 12 gradi. Superate le formalità doganali - dove il Nostro si distingue per la sua carta d'identità di ultima generazione che mette curiosità alla funzionaria - è la volta di ritirare la macchina a noleggio: considerato il costo totale di 95 euro scarsi per una settimana a km illimitati, le scommesse dei tre ipotizzavano un parco macchine che spaziava dalla 126 alla 128, con un vago interesse resto per il concetto di Yugo; è invece una nuovissima Polo ad attendere gli italiani, giovane giovane con i suoi 1400 km.

Siamo in macchina, partiamo!
Uscendo dall'aeroporto si taglia la Belgrado-Nis e quindi un raccordo carburanti: dentro, in perfetta luce, uno splendido cazzillo. Il buongiorno si vede dal mattino, ma onde evitare di guastarcelo, tiriamo dritti, puntando alla stazione.
L'impianto ha visto tempi migliori, la facciata è scrostata, il sottopasso é allagato, la sala d'attesa è deserta...
[ Attachment: You are not allowed to view attachments ]
A noi però tutto questo interessa poco... la nostra attenzione è tutta per quel gioiellino qua, uno dei più brutti accrocchi mai visti... la macchina di Tito!


Mentre scattiamo, una tromba richiama la nostra attenzione: dallo scalo sta infatti arrivando un merci di barconi con una 661: veloce nuotatina nel sottopassaggio... et voilá

Mentre il merci si ferma, arrivano le russe, in Rosso Valentino.

Non avendo programmi precisi (l'idea era comunque quella di buttarci sulla linea per Dimitrovgrad, al confine bulgaro), decidiamo di aspettare io merci in uscita dalla stazione... se andrà verso Dimitrovgrad, sarà inseguimento.
L'azzardo si rivela corretto, lo scambio é quello giusto: in uno scenario di periferia, presso un pl con vaporelle rugginose, fotografiamo questa scena qua:

Come lo scorso anno, se la velocità del treno agevola il fotografo, il discorso vale un po' meno per la pulizia della linea: puntiamo perciò sulle stazione, come questa:

Dopo la prima foto rovinata dalla nuvoletta fantozziana, torniamo a Crvena Reka, dove transita a tutta birra sul binario più esterno

Al cavalcavia di Bela Palanka prendiamo un'altra nuvola, ma l'ultima foto la scattiamo come-si-deve:

Mollato il treno, gironzoliamo per Pirot, dove in un chiosco mangiamo tre panini ripieni di non so cosa (pollo, forse), spendendo... 900 dinari, meno di un euro! E siamo sopravvissuti!
Dato che la notte saremo in quel di Nis, Ellis propone di buttare un occhio ad Aleksinac, piccolo paese a nord della città dove siamo atterrati. In stazione c'è un raccordo: ci infiliamo dietro una fila di carri demolendi e fotografiamo il cazzillo blu:

Ad Aleksinac, però, la nostra attenzione è per l'area mineraria (carbone, ovviamente): tutto è abbandonato dal 1989 (quando morirono 90 persone a causa di un incendio); l'impianto venne inizialmente collegato da un binario che si staccava dalla stazione di Adrovac (che precede Aleksinac, provenendo da Belgrado); in seguito venne istituita una teleferica da Aleksinac stessa, proprio dal raccordo del cazzillo. I vari siti minerari erano anche collegata con il paese tramite una propria rete, con annessa vaporiera.
Questa mappa, chiarisce un po' le cose:
[ Attachment: You are not allowed to view attachments ]
All'interno l'ambiente è spettrale, tutto fermo: il silenzio lo rompiamo noi, e infatti ci cacciano. Ma qualcosa, al volo dal finestrino della Polo, si riesce comunque a fare:


I cazzilli sono 6, tutti ancora oggi esistenti e dispersi nell'area. I dettagli li lascio a chi sapete Voi.
Soddisfatti, complice un po' di stanchezza, rientriamo a Nis, dove azzardo un'ultima foto:

Domenica 23 aprile
Sapevamo sarebbe stato il giorno dal meteo peggiore, e così è: niente paura, l'idea era di perlustrare la Nis-Zajecar-Prahovo, vedendo se effettivamente le ultime Fiat Y1 circolano ancora.
La Nis-Zajecar, linea di 124 km non sempre inseguibili, è percorsa da 4 coppie di treni che impiegano la bellezza di 3 ore e mezza per collegare le due città: dal 2017 il servizio è tutto affidato agli sgargianti catafalchi russi:

A Zajecar - stazione che ai tempi d'oro delle ferrovie jugoslave vedeva la convivenza di scartamento ordinario e ridotto, quest'ultimo per i collegamenti su Metovnica a quindi Bor/Boljevac - le Fiat effettivamente ci sono, e sembrano tutte concentrate qua: da questa stazione partono infatti due linee, la prima - lunga 81 km con due ore di percorrenza - collega Zajecar con Prahovo e Prahovo Porto (posta sul Danubio, al confine con la Romania), offrendo 3 coppie di treni + 1 coppia limitata a Negotin; la seconda collega Zajecar con Majdanpek, garantendo 3 coppie di treni giornaliere, studiate in modo da poterle espletare con una sola automotrice in turno, le quali coprono i 91 km di distanza in 2 ore e 20 minuti.


Pensando di essere a Castelvetrano, ci imbattiamo in un carro, ultima vestigia del 760mm...

Noi vogliamo andare a Bor (posta circa a metà della linea per Majdanpek), città dei 5 scartamenti e sede di un'altra enorme area mineraria: la nostra automotrice parte alle 14.25, ed è l'unica taggata


... continua ...