Photoraili, benritrovati!
Pioggia, vento e quindi via, a sistemare le foto dell'ultimo giro.

Congelato lo scorso anno praticamente sul nascere, quest'anno il solito duo ha proseguito nella discesa dei Balcani, toccando Albania e Bosnia, nonché una fugace attraversata del Montenegro (solo perché era di strada...); in realtà, più che di discesa, dovremmo parlare di... salita: avendo pochi giorni a disposizione e dovendo condensare diversi obiettivi la soluzione per risparmiare tempo è stata quella di caricare la macchina sulla nave, risalendo poi lungo l'Adriatico.
Giovedì 9 agosto 2018E' il giorno della partenza: ritrovo con Ellis a Parma e via direzione Ancona, dove ci imbarcheremo per Durazzo. Due ore di coda al check-in, un'ora di coda per caricare la macchina e via, siamo a bordo. Si parte alle 18.30, con un'ora e mezza di ritardo.
La bagnarola che ci porterà lentamente dalla parte opposta dell'Adriatico è questa qua:
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Noi abbiamo optato per una cabina doppia, il 90% dei viaggiatori però ha preso le poltrone: che non ci sono! La nave è infatti un grandissimo campo "nomadi": gente nei corridoi, nelle sale comuni, tutti muniti di materasso e telo, pronti ad affrontare le 16 ore di navigazione.
L'atmosfera è allegra, la nave è piena zeppa.
Assistiamo alla partenza un po' a poppa e un po' a prua, guardando il complesso della Fincantieri dal lato... inedito...

A bordo ci sono scene divertenti, TIR stracolmi di auto incidentate, furgoncini e anche trasporti eccezionali (d'altronde, in estate, un frigo e una vasca possono solo far comodo)...

Il sole cala sempre più; io gioco con qualche inquadratura, prima di ritirarci in cabina:
Venerdì 10 agosto
La mattina dopo ci svegliamo alle 8, in tutta calma: la nave ha recuperato e con solo mezzora di ritardo si avvicina a Durazzo. Il sole è già alto in cielo.

Le formalità dell'arrivo (sbarco, dogana e assicurazione) ci portano via poco tempo, così ci ritroviamo a girare per Durazzo: il traffico è caotico e, come mi avevano anticipato, gli albanesi dimostrano una guida mooolto allegra, nella quale il tentennamento non è contemplato.
La rete ferroviaria albanese è la più giovane rete europea; le recenti difficoltà economiche hanno fatto sì che dalla seconda metà del 2017 fino ad aprile 2018 la circolazione fosse assai saltuaria, per non dire inesistente; da aprile la situazione è ripresa, con un servizio ridotto all'osso.
Prendo in prestito la mappa pubblicata su I Treni del 1992 in modo da rendere chiara la differenza con allora, quando i progetto c'erano numerose linee mai realizzate: in rosso ho evidenziato le tratte aperte al traffico viaggiatori, in verde quelle che verranno riaperte a breve e sulle quali stanno lavorando. La tratta settentrionale da Shkoder (Scutari) a Han I Hotit (e quindi Titograd oggi Podgorica) è a tutt'oggi aperta esclusivamente al traffico merci.
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Persino il sito delle Ferrovie Albanesi (Hekurudhat Shqiptare)
https://hsh.com.al/ non è aggiornato, e solo scrivendo alle relazioni esterne (ravanando su internet) mi hanno fornito l'orario corretto e aggiornato, che sta tutto su un foglio:
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La tariffazione è a zone; i biglietti riportano un'immagine stilizzata delle classiche locomotive ceche; sul retro viene apposto il timbro della biglietteria (che esiste in quasi ogni stazione e sta aperta fino a 3 minuti prima dell'arrivo del treno), la data, il numero del treno e la destinazione: io, a Durazzo, ho acquistato un biglietto per Elbasan (circa 80 km), spendendo 145 Leke, poco più di un euro (il cambio è a 122)

Come vedete i treni sono veramente pochi e lenti; l'affluenza, comunque, rimane buona, come avremo modo di vedere.
Il traffico merci invece è molto esiguo: lavorano il porto di Durazzo e l'acciaieria di Elbasan, tutto il resto è morto.
Gironzolando per Durazzo ci portiamo verso il deposito (Shkozet), curiosi di vedere se sopravvive il relitto di qualche vaporella; il cancello è parecchio familiare...

L'accoglienza è calorosa, conosciamo meccanici e custode ("A che squadra tieni? Milan, Juve? Io tengo al Lumezzane"); ovunque ci sono edifici semi-cadenti, ma anche le macchine ceche non se la passano tanto meglio. Mi colpisce quest'angolo decadente, quasi da plastico:

Salutiamo gli accompagnatori, risaliamo in macchina e ci dirigiamo verso la stazione, dove e breve partirà il treno per Scutari. Il binario è marcissimo, tanto che la loco è semi-affondata; le vetture sarebbero anche pulite... dall'altro lato


Durazzo, come avrete capito, è un po' il centro di tutto: i movimenti sono tutti concentrati la mattina tra le 6 e le 9 e nella fascia pomeridiana.
Noi dobbiamo andare verso Elbasan, per cui fatta la foto usciamo dal caos e scendiamo lentamente verso sud, cercando un posto dove fotografare il treno delle 13.30: la ferrovia corre accanto all'autostrada/superstada, i punti carini sono pochi. Ci colpisce la stazione di Golem, a due passi dal mare: sembra India, Eritrea, Sudamerica, invece siamo a due passi da casa

Man mano si avvicina l'ora la gente si moltiplica; all'arrivo del treno, lampo di genio: coprire i graffiti con i viaggiatori


Molliamo il treno per riprenderlo più avanti, a Rrogozinhe, diramazione tra la linea per Elbasan/Pogradec e quella per Fier/Valona, quest'ultima per ora limitata a Lushnje: qui è infatti previsto l'incrocio tra il nostro e il treno proveniente proprio da Lushnje.
Le vetture sono in nuova livrea, anche loro però coperte da una selva di graffiti; l'inquadratura col fabbricato ne limita l'impatto:

Verso Elbasan si scatena un temporale; arriviamo con una luce stranissima, trovando buttate 6 UIC-X e un paio di 1955/1957 ormai prive di tutto.
Sotto questo scenario apocalittico, tra una chiacchiera e l'altra, scattiamo alle manovre:



Il primo giorno è andato; sensazioni bellissime di un paese senza tempo e pieno di contrasti: alle Mercedes presenti in gran numero fanno da contrasto una quantità industriale di motocarri artigianali e carretti trainati da cavalli o asini.
La ferrovia invece è dei vecchi: macchinisti, capitreno, meccanici, formatori... tutti vecchi. Ci sarà futuro?
... continua ...