Anche se non mi vanno molto a genio, ho avuto spesso a che fare con le micette. Vi lascio qualche spigolatura.
Delle due coppie di diretti Biella-Milano dell'inizio anni 80 solo una era effettuata con un paio di 2400 (per l'altra, più frequentata, si usava una tripletta di ALn 772).
Le 668 arrivavano a Porta Garibaldi intorno alle 9,30 del mattino e stazionavano lì ripartendo solo verso le 17 e ricordo che i macchinisti che venivano a rilevarle, che arrivavano da Novara in vettura, avevano sempre difficoltà ad avviare i motori tanto che, almeno una volta, dovettero chiedere riserva venendo poi trainate da un E 636.
Una volta, dopo che mi ero incontrato con i due pisquani monzesi, ero in stazione ad aspettare il treno per Milano ed arrivò una coppia di 1000 dalla linea di Molteno.
I viaggiatori scesero ed il macchinista, un giovane probabilmente in servizio da poco, mise in neutro e andò ad abilitare il banco posteriore. Però, dopo quasi dieci minuti, i motori seguivano ad alto numero di giri; incuriosito, mi avvicinai alla cabina ora fronte marcia e, dai discorsi concitati tra macchinista, capotreno e DM, potei capire che si era bloccato il selettore/acceleratore ed il macchinista non riusciva ad abilitare il banco mentre il capostazione aveva bisogno di liberare il binario.
Poi arrivò il mio treno per cui non so come andò a finire però sono sicuro che, se ci fosse stato Ellis, con due scarpate ben assestate si risolveva tutto.
In una gelida alba di febbraio quattro idioti vollero fotografare il Pavia-Livorno Ferraris, uno strano treno, effettuato con una terna di ALn/Ln 990, che percorreva l'itinerario via Mortara, Vercelli e Santhià e che nessuno ha mai capito perché fosse prolungato a quel paesino piemontese.
Con i nostri migliori equipaggiamenti antifreddo ci piazzammo in mezzo ad un campo completamente bianco dalle parti di Garlasco e aspettammo a circa 10 sottozero.
E aspettammo.
E aspettammo. Passata quasi un'ora dall'orario previsto, congelati come sogliole Findus, sentimmo una tromba strana e si palesò.....
una maledettissima ALn 668.1500 con il rimorchio! Ci incazzammo talmente tanto che QUASI ci dimenticammo del freddo patito (però al capodeposito di Pavia credo che fischino ancora oggi le orecchie).
Durante la visita a Potenza Inferiore Scalo il gentilissimo capodeposito FCL mi raccontò che una volta, arrivando ad Avigliano Lucania lungo il tratto a doppio scartamento, vide un paio di micette imboccare la linea e cominciare a dirigersi verso di lui. Per fortuna, attaccandosi a freno e tromba, riuscì a richiamare l'attenzione del collega FS e non successe nulla di grave.
Siete mai stati speronati da un aereo? Io l'ho scampata per un pelo.
Ero a bordo della Breda che effettuava il locale Casale-Vercelli e prima di arrivare al termine corsa vedemmo arrivare, da una pista perpendicolare alla ferrovia, un aereo da turismo bello imballato che iniziò a decollare. Fortunatamente il macchinista reagì con prontezza ed anche la bassa velocità aiutò però l'ala passò a non più di un metro dal frontale dell'automotrice. Per una volta l'armamento in cattivo stato (andavamo più o meno a 40 all'ora) è servito a qualcosa peró dalla bocca dei ferrovieri uscirono epiteti che mi fecero sentire un'educanda (e chi mi conosce sa che non sono bocca di rose).
Per spostarmi da Sulmona a Castel di Sangro, su quella che oggi chiamano "la transiberiana d'Italia" dovetti utilizzare il diretto Pescara-Napoli, effettuato con ALn 663, e mi resi conto dell'effettiva necessità delle 668.3300.
Le macchine, che comunque avevano i motori sovralimentati ma i rapporti normali, penavano parecchio e mi venne in mente come doveva essere salire quando c'erano ancora le 668 aspirate.
Le 3300 invece erano uno spettacolo: non c'era liveletta che le mettesse in crisi; mi sarebbe piaciuto vederle sul Ferrocarril Central.
Ciao

PS: lo so che non ve ne frega niente però le uniche 668 veramente belle, dentro e fuori, per me sono la 11 e la 12 FSF.