Autore Topic: Photorail: gli articoli mensili del 2001  (Letto 3886 volte)

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Photorail: gli articoli mensili del 2001
« il: 25 Marzo 2023, 20:36:49 »
GENNAIO - "La piccola regione"

Molise. Piccola regione incastonata fra Appennino e Adriatico, fra il verde dei boschi di montagna e l'azzurro mare. La costa è seguita dall' "Adriatica" - fra le stazioni di S.Salvo e Chieuti - che incontra l'unica stazione di diramazione di Termoli (importante località turistica/balneare) circa a metà percorso. Da qui parte la tormentata linea per Campobasso che, passando per i paesi di Larino, Casacalenda e Campolieto sale ai 680 mt. s.l.m. del capoluogo  molisano. Campobasso è sede di deposito e vi sono assegnate alcune ALn.668 serie 1800 e ALn.663, oltre a poche D.345. I binari ci conducono poi nella verdissima valle del Biferno fino alla stazione di diramazione di Bosco Redole. Da qui la linea prosegue per Benevento oltrepassando il confine di regione dopo la stazione di Sepino, oppure si dirige lungo il fiume Rio verso Carpinone. Qui incontra le rotaie della tratta da Sulmona, che fino a S.Pietro Avellana si svolge ancora in territorio molisano. Il paesino di S.Pietro Avellana ha addirittura due stazioni: quella FS e la fermata sul breve tratto molisano della concessa "Sangritana" che collega la vicina Castel di Sangro al mare. In pochi chilometri, passata Carpinone, il treno giunge ad Isernia. Da qui - lungo la facile linea per Vairano - ci si ricollega alla Roma - Napoli via Cassino.

Dalla stazione di Venafro posta sulla tratta appena citata, si diparte la diramazione di recentissima costruzione per Rocca d'Evandro (ancora sulla Roma - Napoli), che permetterà più veloci relazioni fra la capitale e i capoluoghi molisani, permettendo di evitare l'inversione di marcia a Vairano. Mentre sulla linea adriatica - elettrificata - viaggiano ETR, loco elettriche e merci di furgoni dal sud al nord, su tutte le altre secondarie la trazione è diesel a carico di diverse serie di ALn.668. Gli orari su queste linee riflettono la loro modesta importanza. Solo sulla Vairano - Isernia - Campobasso si osserva una certa vivacità nei traffici, perchè qui transitano più volte al giorno le automotrici dei diretti da e per Roma Termini. I pochi D.345 sono assegnati a pochissimi merci di servizio, essendo il traffico di questo tipo ridotto al lumicino.

L'unico deposito attivo della regione è quello di Campobasso, ricostruito negli anni '80 in veste più moderna e funzionale del precedente, cancellando così le ultime tracce del vapore. Le ultime 625 hanno lasciato il servizio attivo nel 1979, mentre le mitiche littorine ALn.556 Breda - una volta assolute regine delle linee molisane - le hanno seguite nel 1980/81. Nonostante questo l'atmosfera e l'ambiente rendono ancora bene l'idea dell'Italia rurale di un tempo, soprattutto se si è passeggeri in salita in una qualche stazione dell'interno, sperduta fra le colline e i boschi, in compagnia di onesti contadini per i quali - in molti casi - il treno è l'unico mezzo di spostamento. Nell'album dei ricordi è invece finita per sempre la ferrotranvia Pescolanciano - Agnone, a trazione elettrica, chiusa a causa della guerra.

L'unica ferrovia concessa che tocca il suolo molisano è quindi rimasta la Sangritana, nel breve tratto intorno alla fermata di S.Pietro Avellana, fra boschi e ripidi pendii. Anche su questa linea però i servizi rimasti si limitano a 2 coppie al giorno. Stessa triste situazione riguarda la linea da Campobasso per Benevento, dove solo 4 treni coprono gli 84 chilometri che separano le due città. Spettacolare e un pò più fortunata la tratta molisana della linea per Castel di Sangro e Sulmona, dove le ALn.668.3300 di Sulmona danno prova delle loro doti di arrampicatrici sulle pendenze di questa ferrovia di montagna. Dal punto di vista dell'esercizio, tutto è ora gestito tramite CTC, visto che anche sulle linee interne il segnalamento ad ala così caratteristico è stato sostituito nel 1992/93.

Ultime novità in campo ferroviario regionale sono i lavori tutt'ora in corso sulla nuova bretella da Venafro a Rocca d'Evandro e quelli di raddoppio sull'adriatica. Qui il binario è già doppio dalla stazione di Marina di Vasto a Termoli, da qui fino al confine regionale tutto è ancora come un tempo. E ora una breve selezione di immagini sulle linee di questa bella regione:





















« Ultima modifica: 26 Marzo 2023, 16:34:13 da Praz© »
Stefano "Praz©" Paolini


Offline belzebou

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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2000
« Risposta #1 il: 25 Marzo 2023, 20:53:48 »
 :o :o :o Che meraviglia!!
Faccio notare Larino con una decina di persone che piglia/scende dal treno. Scansioni notevoli
Foto pure qui www.flickr.com/photos/tradotta
E anche qui (previa accettazione dell'amicizia) www.facebook.com/profile.php?id=100010223203559

Offline Benny

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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2000
« Risposta #2 il: 25 Marzo 2023, 20:58:44 »
Quando non ti eri ancora inacidito...  ::)
Bella iniziativa.

Ciao  ;)
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Offline giulio

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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2000
« Risposta #3 il: 26 Marzo 2023, 09:51:31 »
Spettacolo.

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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2001
« Risposta #4 il: 26 Marzo 2023, 12:03:30 »
FEBBRAIO - "Diesel FS sulle concesse"

Le ferrovie concesse italiane fino a pochi anni fa si sono sempre rivolte al mercato estero in cerca di locomotori e materiale rotabile da acquistare usato. In alcuni casi - a partire dal 1988 - società italiane hanno preferito recuperare mezzi di trazione giocando in casa, comprando quasi esclusivamente loco diesel in via di alienazione dalle FS. Si è così arrivati ad avere la possibilità di ammirare in servizio mezzi come i D.341, che sulla rete nazionale sono ormai un bel ricordo, in livree inusitate e in condizioni meccaniche un pò "sofferte". Ciò nonostante i servizi loro assegnati sono svolti con regolarità, eccetto in quei casi (FCU, FUC) dove è il servizio merci vero e proprio ad essere in discussione.

La prima società italiana a comprare loco FS fu nel 1988 la SATTI - FTC di Torino. Le prime "pellegrine" furono le D.341.2016, 2021, 2026 e 2028. A causa dei lavori di rielettrificazione e riqualificazione intrapresi dalla società torinese sulla linea per Lanzo/Ceres, fu necessario ricercare mezzi adatti a svolgere un intenso servizio passeggeri con composizioni di 4/5 carrozze e ci si rivolse quindi alle suddette unità. Dopo un periodo di noleggio iniziale, furono acquistate definitivamente e hanno svolto servizio regolare in livrea originale e con marcature originali fino al 1992. Fino al 1996 era ancora possibile assistere alle manovre in stazione Torino Dora eseguite dalla .., l'ultima rimasta in ordine di servizio, ben presto accantonata. I servizi a loro carico sono stati poi rilevati dalle E.626 sempre ex FS. Nel 1989 fu invece la mitica LFI di Arezzo a comprare 2 D.341 - le 1041 e 1063 - seguite nel 1990 dalla 1051 usata per pezzi di ricambio.

Giunte nel deposito aretino, le due diesel atte al servizio furono attrezzate con telecomando per carrozze pilota e ridipinte in nero e rosso, alla maniera delle vecchie loco elettriche FS. Sono state regolarmente utilizzate in testa ai pesanti merci sulla linea del Casentino e alle tradotte sulla breve tratta Arezzo-S.Giuliano, raramente anche in doppia. La 1041 è stata accantonata nel corso del 2000. Solo la 1063 quindi sopravvive a rappresentare questa "aliena nera" sui binari toscani. Nel 1990 viene il boom di acquisti per questa classe di loco, poichè ben 7 unità finirono sui binari della FBP e della FCU. A Bologna andarono le 1019 e 1020; la prima utilizzata per pezzi di ricambio, la seconda riclassificata 341 DE.501 e ricolorata in rosso e nero, come le precedenti DE.424 della SV. Fino al 1993 quest'unità è stata impegnata con gli sporadici merci per Budrio, poi è stata scambiata con un altro mezzo con la consorella udinese FUC, già della gloriosa famiglia SV. Qui ha conosciuto fortune alterne, come lo stesso traffico merci sulla breve linea. Nel 1995 e fino al 1997 l'interporto di Moimacco ha funzionato come da progetti a pieno ritmo e la nostra loco ha avuto il suo bel daffare con treni merci lunghissimi e di peso anche oltre le prestazioni. Poi - seconda la ben nota intelligente politica della regione Friuli - tutto è scemato e attualmente nessun servizio regolare vede assegnata la 341 rossa.

Le altre 5 unità sono invece andate sulla linea umbra FCU, alla testa di pesanti merci di carbone per la centrale elettrica di Bastardo, vicino alla stazione di Marsciano. Le unità 1022, 1029, 1039, 1042 e 1049 sono rimaste nei colori originali, come la 1066 giunta ad Umbertide nel 1993, ultima di questo gruppo ad essere acquistata usata. Il servizio era all'inizio esclusivamente notturno e prevedeva corse fra Perugia P.S.G. e Marsciano, dove poi i container porta-carbone venivano prelevati da camion e quindi scaricati all'interno della centrale. Questo traffico è quasi completamente cessato per cui alle nostre unità - nel frattempo variamente cannibalizzate e accantonate - ora non resta che il raccoglitore quasi giornaliero che viaggia da Todi a Sansepolcro. Solo due dovrebbero essere le unità rimaste in servizio sulla FCU.

Sebbene non siano concesse, val la pena ricordare le unità finite al terminale HUPAC a Busto Arsizio e quelle ora impiegate coi treni cantiere in lungo e in largo per la penisola. Gruppo successivo di interesse per il mercato dell'usato è stato quello delle D.343. 11 sono le macchine che dal 1990 hanno salutato i binari FS. Le prime sono state le D.343.1001, 1005, 1021 comprate dalle FSE che già ne avevano altri esemplari a noleggio. Nel 1992 le hanno seguite le 1015, 1027 e 1039. Cosicchè sulla rete pugliese ci sono ben 6 D.343 in regolare servizio - merci e passeggeri - da Bari al capo. Tutte hanno mantenuto la livrea originale, ma sono state private dello scudetto FS frontale e riclassificate secondo lo schema FSE: BB.164, 165, 166, 167, 168 e 169 rispettivamente. Sono tutte in regolare servizio. Sempre nel 1990, dopo anni di noleggio di moltissime altre macchine dello stesso gruppo, la SNFT compra un'unità - la ex D.343.1034 - che utilizza regolarmente a fianco delle doppie di Cne con i pesanti merci di metallo per la valle Camonica. Tale loco è rimasta nei colori FS fino al 1994, quando a seguito di una revisione viene ricolorata in arancio/nero, i colori societari. Ma le cose vanno per le lunghe (!!): il motore inviato a Rimini per la revisione non torna, così la loco rimane un guscio vuoto in rimessa per ben 5 (!!!) anni. Nel 1999 il motore arriva, ma fra motorizzazione e altre amenità burocratiche, la loco è ancora ferma dentro il deposito di Iseo.

Nel 1991 è la FAA - Sangritana ad aquistare 3 unità di questo gruppo: le 1003, 1014 e 1038. La prima è solo per pezzi di ricambio, le altre vanno a trainare le tradotte di carri porta-auto sulla linea che da Torino di Sangro va allo stabilimento FIAT-SEVEL. La 1014 - ora 343 D.29 - è ancora nei colori FS senza scudetti FS sui frontali, la 1038 - 343 D.28 - viene riverniciata nei colori grigio/verde della FAA. Quando nel 1997 viene riaperta la breve tratta Ortona - Caldari per il traffico merci, questa unità viene spedita lì ad effettuare le tradotte ma, nel 1999, durante una manovra, la loco "perde i freni" e si avventura per i 7 km della linea - senza per fortuna travolgere nessuno - e va a schiantarsi alla curva prima di Ortona Città. Ora giace sotto sequestro e sotto un telone nella ex stazione FAA di Ortona Città. Al posto di questa macchina ormai perduta, la FAA si rivolge alla Transminter per acquistare l'unità da loro posseduta dal 1995. E' la ex D.343.1010, ora colorata in giallo/verde/argento. Ha prestato servizio sul raccordo di Menfi per gli stabilimenti FIAT fino all'acquisto della Sangritana, che ora la impiega quotidianamente sui treni per Caldari, alternata alla diesel D.27.

Prossimi acquisti? Si può logicamente prevedere saranno altre unità del gruppo 343, o in futuro D.443 e D.345. Sebbene siano infatti unità relativamente recenti, le elettrificazioni continuano ad avanzare e il ritmo di revisione delle sole officine di Rimini è troppo lento per stare dietro ai bisogni di tutta la rete, per cui già aumentano gli accantonamenti di macchine di questi gruppi - soprattutto al sud - dimezzando la quantità di macchine diesel effettivamente  atte. Al contrario le officine private a cui si appoggiano alcune concesse non hanno questi problemi, per cui possiamo presumere - al di là della convenienza economica - che le macchine FS acquistate usate possano aumentare.





























« Ultima modifica: 26 Marzo 2023, 13:11:05 da Praz© »
Stefano "Praz©" Paolini


Offline marco felisa

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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2001
« Risposta #5 il: 26 Marzo 2023, 12:38:22 »
Belli questi special di venti anni fa', quanta ferrovia dei nostri tempi. E racconti sempre godibili, belli.

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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2001
« Risposta #6 il: 26 Marzo 2023, 13:20:34 »
MARZO - "L'ultimo baluardo"

Sin dai tempi del vapore, il tempio per eccellenza era il deposito di Alessandria. Era lì che potevi trovare l'ambiente giusto, con gesti e consuetudini che in altre parti del paese erano ormai dimenticate: i piatti dei respingenti lucidi, la pulizia ossessiva della "propria" macchina, etc. Da che sono finite le gesta dei mitici musi neri, questo deposito è sempre stato il bastione al presidio di tante linee locali della bassa padana e del monferrato, nonchè punto di forza per i servizi sulla Torino-Genova. Ed è su queste tratte che si sono succeduti negli ultimi anni automotrici e locomotori dei gruppi più antiquati che venivano progressivamente accentrati dai diversi depositi della rete per venire a svernare in attesa dell'accantonamento e della fine.

L'ultimo baluardo della "vecchia trazione", il luogo dove andare a scattare ed immortalare a colpo sicuro mezzi che altrove sono già un ricordo. Siamo nel 2001 e questa sorte è ora vissuta dalle E.424 e dalle ALe.540/840. Molto prima di loro qui si erano arroccate le ultime loco trifase che, anche dopo il 1976 - anno di conversione dell'ultima linea Alessandria-Acqui Terme - resistevano alle intemperie in lunghe file di macchine accantonate. Sebbene assegnate ad altri impianti vicini, sulle linee gravitanti intorno a questo deposito resistevano le ALn.990 e le ALn.773, sparite da questi lidi negli anni '80 e '90. I servizi sulle brevi tratte di Tortona erano invece in carico alle ocarine che, assegnate al DL di Novi S.Bovo, hanno chiuso qui i loro ultimi servizi sulla Novi-Tortona, Alessandria-Ovada, Alessandria-Acqui. Sono poi arrivate in loro sostituzione le ALe.840, portate qui da Messina, Pisa e Livorno, Bolzano.

Sebbene 2 unità siano ancora atte fuori turno in quest'ultimo deposito, è ad Alessandria che altre 2 unità resistono in turno regolare. Questo prevede la copertura di tutte le corse fra Tortona e Arquata, Tortona e Novi e Voghera. Ora che a Bologna restano solo 2 macchine del gruppo ALe.540, utilizzate molto sporadicamente, la possibilità di vederne diversi esemplari in viaggio è proprio data da questi servizi. Il turno ALe è ora promiscuo fra 540 e 840 e impegna macchine di diverse serie, comprese le ultime 2 unità di 3^ serie - quelle somiglianti alle ALe.601 - anche se lo stato di salute di queste elettromotrici non è dei migliori. Fra queste 2 Ale c'è tra l'altro l'ultima in livrea originale e l'ultima delle già poche con livrea semplificata negli anni '80. Bisogna dire che, nonostante sia ancora semplice fotografare questi mezzi in servizio, anche qui bisogna fare i conti con i soliti writers parassiti che recentissimamente hanno rovinato l'ALe.840.067 - ancora con i finestrini originali - e l'ALe.540.028 con la sua bellissima livrea.

Altro gruppo che sta vivendo gli ultimi periodi è quello delle piccole E.424, concentrate qui con lo spostamento anche delle ultime 5 unità rimaste nel DL di Cosenza. L'effettivo attuale ammonta a 13 unità, ancora impegnate in servizi locali anche di un certo respiro; composizioni di loco + carrozze della Divisione Regionale disimpegnano treni sulle seguenti linee: Alessandria-Acqui Terme, Piacenza-Voghera-Tortona-Alessandria, Fossano-Savona e Milano P.ta Genova-Mortara-Alessandria, nonchè sulle linee facenti capo a Novara: Novara-Oleggio-Luino, Novara-Arona, Novara-Mortara. In alcuni casi - treni nn° 20384 Piacenza-Voghera e 10356 Novara-Oleggio - anche oggi si possono osservare doppie trazioni di queste macchine, nonostante le prime intrusioni nel turno delle loco E.636.

Cessati i servizi di queste unità, quali saranno i prossimi mezzi ad attendere la loro fine nel Deposito di Alessandria? Subito saranno le ALn.668.1500 che viaggiano sulle linee del pavese e del monferrato, poi forse le E.636 - sparse però ancora in moltissimi DL in tutt'Italia. In previsione della cessazione di servizi su rotaia dei locali fra Tortona e Arquata/Novi, non è chiaro quali altre ALe possano essere convogliate qui, visto che le ultime elettromotrici a "cassa singola" sono le ALe.601, ora impegnate in altri servizi. E ora alcune immagini :























Stefano "Praz©" Paolini


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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2001
« Risposta #7 il: 26 Marzo 2023, 13:29:17 »
APRILE - "Cuore d'Abruzzo"

In quale altra regione d'Italia si sommano lo splendore delle nevi appenniniche e il blu dell'Adriatico? L'Abruzzo riunisce tutte le caratteristiche più belle del paesaggio italiano. E così le ferrovie che l'attraversano, linee locali di montagna, linee principali in riva al mare, piccole concesse sperdute nelle valli. Un panorama ferroviario difficilmente condensabile in poche righe.

Il sistema ferroviario della regione è costituito da 2 linee principali: la dorsale adriatica fra le stazioni di S.Benedetto del Tronto e Vasto e la linea da Pescara per Roma fino alla stazioncina di Carsoli. Entrambe le linee sono a binario unico, ma per la prima i lavori di raddoppio e potenziamento sono quasi giunti al termine. Alcune tratte di interesse locale si staccano dalle due linee sopraddette: la Giulianova - Teramo, la Sulmona - Castel di Sangro, la Avezzano - Sora e la Sulmona - L'Aquila. In più esiste l'operatore regionale FAS - Sangritana che, dopo un'evoluzione nei servizi operata in questi ultimi anni, gestisce le linee concesse Marina S.Vito - Lanciano - Castel di Sangro, Ortona - Caldari e Torino di Sangro - FIAT Sevel, queste ultime due solo per servizio merci.

Anche qui negli anni '50 e '60 calò la scure della scelleratezza politica e furono chiuse le linee Pescara - Penne (scart.950mm, trazione elettrica, gestita dalla FAA), Chieti - Chieti scalo (scart.950mm, trazione elettrica, gestita dalla FAA), Ortona - Crocetta e Archi - Atessa (scart.1435mm, trazione elettrica, sempre FAA) e L'Aquila - Capitignano (scart.950mm, trazione a vapore, chiusa già negli anni '30). La stessa linea della FAA/FAS Sangritana è una ricostruzione post-bellica della vecchia tratta a 950mm attuata negli anni '50. Fatta però con tali caratteristiche da porre in serio dubbio la capacità futura di adattarsi alle mutate esigenze delle zone che attraversa e quindi, già da oggi, a rischio di chiusura. Di fatto - con sole 2 coppie giornaliere per 86 km di percorso - il servizio reso è più catalogabile come turistico; mentre nella tratta da Lanciano al mare il traffico è molto più vivace e presto beneficerà della nuova linea attualmente in costruzione.

Sulla linea costiera Trenitalia fa viaggiare InterCity ed Eurostar con ETR.450, oltre a numerosi locali fino a pochi anni fa in carico alle E.424 tradizionali. I merci traggono il loro traffico dagli stabilimenti automobilistici della SEVEL e, più a sud, della FIAT di Menfi, oltrechè dal traffico portuale di Pescara, Ortona e Vasto. Fra Pescara e la capitale invece sono gli interregionali a farla da padrone - al traino di E.656 dell'ultima generazione - affiancati da alcune coppie di Intercity in carico ad ETR.450, fino a poco tempo fa espletati dalle mitiche ALe.601 o dagli ETR.220/240. Nella tratta Chieti - Pescara ci sono inoltre numerose coppie del servizio metropolitano regionale che si estende in maniera articolata anche fra Giulianova/Teramo e Lanciano. I mezzi qui utilizzati sono ALn.668 FS, ALn.776 FAA e ALe FAA. Sulla breve linea di Teramo il traffico locale è tutto a carico di automotrici - prima ALn.668.1400 ora 3300 - e il traffico merci si mantiene discreto grazie essenzialmente al carrellamento di carri alla stazione di Teramo. Nell'entroterra invece la situazione è meno rosea: sulla bellissima tratta appenninica della Maiella poche sono le coppie di automotrici e il traffico merci è più che altro una rarità, la linea che porta a L'Aquila invece presenta numerosi treni, sempre e solo ALn, ma di merci non se ne parla: sono tutti concentrati verso la parte nord della linea, al di fuori della regione. La Avezzano - Sora è probabilmente uno degli ultimi luoghi dove prestano servizio le ALn.668.1400, che disimpegnano i pochi servizi passeggeri verso il Lazio. In questo rapido quadro risulta chiaro che la mobilità è concentrata nelle aree urbane e/o costiere e le linee paesaggisticamente più belle - ma anche più a rischio - sono quelle che detengono i primati quanto a treni che viaggiano quasi vuoti.

La risorsa "turismo" è già stata sfruttata, e lo è ancora, dalla Sangritana con l'iniziativa "treno della valle", un convoglio variopinto che viaggia lungo la valle del Sangro facendo tappa in varie località per degustazioni e visite a monumenti. La stessa Sangritana comprò anni fa un convoglio dalla FAV (Ferrovia Alta Valtellina) composto da una loco a vapore T3 e due carrozzette a 2 assi e terrazzini, con l'intenzione di rimetterlo in ordine di marcia e sviluppare quindi il concetto di servizio turistico. Ma quello stesso treno è ancora ricoverato, non restaurato, nella rimessa di castel di Sangro.... Fotograficamente le linee che più si prestano a scatti spettacolari sono...tutte: sulla costa gli scorci con il mare a fianco dei convogli non si contano, fra i monti gli scenari - innevati o meno - sono spettacolari, anche se per conquistare qualche bella foto bisogna scarpinare e sudare abbastanza. Da segnalare l'atmosfera retrò che si respira in casa FAA, dove i treni corrono (...) su rotaie scalcinate e leggere, sostano in stazioni sperdute fra le colline e le forre, si fermano ai segnali ad ala che ancora costellano questa linea dal fascino ineguagliato.

Costruita nei primi anni del '900 a scartamento ridotto italiano, ha visto la trazione a vapore delle mallet sostituita negli anni '20 dalla trazione elettrica. La rete raggiunse la sua massima configurazione negli anni '10 e la mantenne fino al 1980. La guerra si scatenò aspra e le distruzioni furono ingenti. La società pensò di adeguare la preesistente rete a scartamento ridotto alle necessità dei traffici e ricostruì così negli anni '50 le sue linee con scartamento normale, ma con raggi di curvatura uguali agli originali... Le vecchie mallet erano già migrate da qui verso le FCL o sulla linea di Montepulciano, mentre i locomotori elettrici del 1924 vennero adeguati al nuovo scartamento. Tranne 2 che sono ora sulla FGC, dei due la 29 è ancora ampiamente usata per treni turistici. Le originarie elettromotrici - dello stesso disegno Carminati & Toselli di tante altre concesse italiane - furono invece traslocate sulla Pescara - Penne e sulla P.to S.Giorgio - Fermo - Amandola, ferrovia marchigiana sempre gestita dalla FAA. Arrivarono le elettromotrici Stanga/TIBB che presero in carico tutti i servizi passeggeri da allora fino ad oggi. Solo 4 loco rimasero ad assicurare il traffico merci sempre più esiguo. Nel 1985 la tensione di linea venne elevata a 3000Vcc rispetto alla precedente di 2400Vcc. Le loco furono così accantonate e rimangono tuttora in buone condizioni a Crocetta e Castelfrentano. Per fronteggiare punte di traffico la società acquisì i mezzi della cessata FVV (Ferrovia Voghera Varzi) nel 1970. Alcune elettromotrici e rimorchi e un locomotore simili a quelli originali entrarono in servizio. La ABD.22 di foggia moderna bruciò alla fine degli anni '80. Le altre motrici - con qualche modifica esterna - hanno proseguito l'esercizio fino al 1984. Ora sono tutte demotorizzate e usate come carrozze per il treno della valle. Altri rimorchi e locomotori sono invece accantonati fra i rovi sulla ex-linea per Ortona a Crocetta, frattanto chiusa nel 1980. Nel 1979 fu invece la volta della Archi - Atessa. Sebbene la ferrovia abbia proseguito fra sospensioni parziali e smottamenti vari fino al 1990, è solo nel 1993 che cominciano le note positive, con il rilancio del traffico merci .

Questo permette di recuperare la tratta Ortona - Caldari e istituire tradotte al traino di D.343 nel frattempo acquistati usati dalle FS. La società - dopo una prova con ALn.668.1400 FS - acquista anche alcune automotrici dalla MUA/FCU con l'obiettivo di acquisire i servizi metropolitani fra Pescara e il suo comprensorio. Siamo ai giorni nostri: due treni di motrice e rimorchio vengono ricostruiti con nuove cabine e nuovo schema di coloritura dalla FERVET e posti in servizio fra Pescara e Lanciano. La gestione anche del raccordo di Torino di Sangro - in precedenza privata - porta nuove prospettive nello sviluppo della FAA/FAS.

Altre peculiarità ferroviarie in Abruzzo riguardano la linea di Avezzano dove, per aggirare un dislivello considerevole fra le stazioni di Cupone e Capistrello, si trova uno splendido elicoidale che mette a dura prova i motori diesel delle automotrici la in servizio. La linea fra Pescara e la capitale porta ancora qua e là le tracce di quello che fu l'esperimento della corrente trifase ad alta frequenza; si possono infatti ancora vedere in piena linea e negli scali di alcune stazioni i vecchi pali tipo B che reggevano il bifilare, ora riadattati alla continua 3000V.

Questa tratta - in particolare quella che ricade alla gestione di Sulmona - è veramente spettacolare, offrendo scorci e panorami mozzafiato ai viaggiatori che la percorrono. Fra i fotografi la stazione di Goriano-Sicoli rappresenta ben più che una semplice fermata sperduta fra i monti. Essendo la zona paesaggisticamente particolare, anche la linea Sulmona - Castel di Sangro presenta scorci di elevata bellezza, che  adeguatamente sfruttati porterebbero un cospicuo traffico turistico su di una linea che per vocazione è già turistica di per se. Da Sulmona la linea si arrampica senza un attimo di pausa fino a Cansano (stazione soppressa) per proseguire sempre in aspra salita fino al crinale di Campo di Giove - rinomata stazione sciistica - e raggiungere poi, dopo altre rampe e gallerie, la stazione di Castel di Sangro.

Questa linea presenta peculiarità che la rendono unica: costruita a fine '800 utilizzando una ferrovia cantiere a cremagliera appositamente impiantata (della quale restano abbondanti tracce fra i boschi) raggiunge a Rivisondoli l'altitudine più elevata di tutta la rete ferroviaria italiana (escluso il Brennero). D'inverno la battaglia contro la neve e le bufere per mantenere regolare l'esercizio si fa aspra: è qui che fino a pochi anni fa trovavano regolare utilizzo i Vnx ricavati dalle loco trifasi E.550. Sulmona deposito è sede della maggior parte del gruppo di ALn.668.3300, nonchè di 2 ALn.773 storiche. Per particolarità fa spicco anche la linea dell' Aquila, che sale fino alla Sella di Corno con rampe che ai tempi del vapore erano la croce dei macchinisti al lavoro sulle 471 "forni crematori".

Una regione, un mondo. La Maiella e l'Adriatico. Contrasti riflessi nei treni di questa regione, che merita veramente di essere scoperta metro per metro.

















Stefano "Praz©" Paolini


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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2001
« Risposta #8 il: 26 Marzo 2023, 16:53:52 »
MAGGIO - "Un giorno da romani"

Libarna - Libarnum in latino - è il nome di una località presso Arquata, sul confine fra Piemonte e Liguria. Fino al 400 d.C. fu anche il nome di una fiorente città romana nata attorno all' antica via Postumia costruita qui nel 148 a.C.. In epoca imperiale fu centro di traffici per tutta la valle Scrivia, insieme a Dertona, oggi Tortona. Resistette a lungo agli attacchi dei Goti e di altre popolazione barbariche che calavano in Italia sempre più frequentemente, ma fu alla fine abbandonata dagli abitanti che si stabilirono in villaggi sulle alture adiacenti, più sicure. Fu usata come cava per ricavare pietra da costruzione e infine dimenticata. Nel '800 fu riscoperta da un abbate. Attualmente sono visitabili alcuni resti di abitazioni e negozi, nonchè uno splendido teatro e anfiteatro ben conservato. Ma molti altri resti rimangono sepolti sotto la statale dei Giovi S.S.35 e sotto la ferrovia Milano-Genova e Novi-Genova, costruite rispettivamente negli anni '30 e intorno al 1850.

Appunto: la ferrovia. I resti di questa città rimangono ora costretti fra le due linee citate che prima della zona archeologica divertono per svilupparsi ognuna sulle due diverse sponde del fiume Scrivia. Durante gli innumerevoli viaggi in treno fatti passando per questo luogo, la possibilità di scattare qualche bella foto era sempre stata preclusa a causa dei fitti rovi che nascondevano le due linee ad ogni visuale.

Poi, la folgorazione: in un giro nel Febbraio 1999 Libarna e le sue ferrovie mi sono apparse in tutto il loro splendore. Tutti i rovi erano stati tagliati, cosicchè era possibile scattare belle foto di treni con i resti dell'antica città. Il traffico ferroviario poi mi ha indotto a tornare più volte in quel posto. Sulla Novi - Arquata frequenti erano i merci e gli InterCity, così come sulla Tortona - Arquata. In più le corsette locali fra Tortona e Arquata a carico delle ultime ALe.540/840 erano motivo ulteriore di attrazione.

Ho così potuto vedere anche i resti da vicino e notare che sulle antiche pietre della via Postumia restano intatte le tracce delle ruote dei pesanti carri romani. La possibilità offerta dal luogo carico di storia è cessata verso Aprile 2000, quando i rovi che celavano gli antichi resti sono tornati invadenti ad infestare i dintorni. Ora non resta che attendere che gli abitanti della zona in cerca di legna provvedano a liberare di nuovo la vista di Libarna ai distratti viaggiatori.

Ecco alcune foto dei treni di Libarna:











Stefano "Praz©" Paolini


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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2001
« Risposta #9 il: 26 Marzo 2023, 17:06:09 »
GIUGNO - "Automotrici della Bassa"

Per almeno 30 anni lo stemma OM è stato simbolo di ferrovia, qui in queste pianure assolate e silenziose. Sin dalla metà degli anni '60 le ALn.773 e 873 presero in carico i servizi locali sulle linee facenti capo al Dl di Mantova. Milano-Codogno-Mantova, Mantova-Legnago-Monselice, Mantova-Legnago-Rovigo e Verona-Mantova-Modena sono state le direttrici dove queste automotrici hanno sostituito nel corso degli anni prima le ALn.556 e poi le ALn.880 e le ALn.990.

Sin da bambino, nei viaggi che facevo con i miei genitori per andare dai nonni in quel di Goro, questi mezzi attraevano tutto il mio interesse di neo-railfan, con il loro rombo sordo e con l'odore della nafta che permeava l'ambiente. Nella lunga traversata da Milano C. a Ferrara scorrono paesaggi torridi e sonnacchiosi, dove nelle piccole stazioni i pochi passeggeri cercavano riparo all'ombra dei salici. L'aria calda entrava dai finestrini mentre le tendine scure svolazzavano e distraevano con il loro movimento gli sguardi dei viaggiatori annoiati. La traversata comportava ben due inversioni di marcia: a Mantova e a Suzzara; si percorreva la concessa FSF incrociando le vecchie littorine Fiat e il lungo convoglio della Freccia Orobica. E intanto io stavo ritto al finestrino del piccolo rimorchio Ln.664 ad osservare i binari scorrere via...

Fino al 1994 il prezioso contributo di questi mezzi è stato rilevante - ancora effettuavano la sezione diesel della Freccia della Versilia - poi tutto ha iniziato a cambiare: ALn.668 di diverse serie cominciavano a spodestare le ALn.773 e le più potenti 873. Arriva poi l'elettrificazione che ha finora risparmiato solo la linea di Rovigo; il CTC ha snaturato l'atmosfera di così tante stazioni ora deserte e vandalizzate. E' immancabile, sebbene la pianura conservi ancora quel suo fascino nascosto, ferroviariamente si chiuse un'altra epoca. Non si sente più il rumore del diesel sotto le arcate di Milano Centrale o quel borbottio sommesso - quasi da battello - di una coppia fidata ALn + Ln che già da lontano, nel silenzio dei campi annunciava l'arrivo del treno. Quanti viaggi fatti alla ricerca delle "setteesettantatre", per fermare nelle memoria quei ricordi di quel viaggio fatto da bambino...

Si andava a colpo sicuro, non c'erano infiltrazioni: tutti i treni classificati 55xx erano da fotografare, al massimo variava la composizione: 2 o 4 pezzi. L'unica fortuna da cercare negli ultimi anni era quella di beccare automotrici con i frontali originali, da quando le officine iniziarono a sostituire le porte frontali e i vetri del posto di guida in un tentativo di mantenere le condizioni di servizio dei macchinisti al passo coi tempi. Sicuramente per i passeggeri l'accantonamento di questi mezzi - favorito e velocizzato anche dalla questione amianto - ha comportato un peggioramento di comfort: non c'è paragone fra i morbidi e grandi sedili vellutati delle 773 e quelli piccoli, stretti e appiccicosi delle 668. Ma dal 1956 - anno di costruzione della prima unità di questa serie - ad oggi, l'evoluzione tecnica ha fatto passi da gigante, al prezzo di perdere immagini e ricordi di un Italia del passato.

















Stefano "Praz©" Paolini


Offline Davide Vicenza

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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2001
« Risposta #10 il: 26 Marzo 2023, 17:08:39 »
Molto interessanti questi articoli!

Simboli di un'epoca ferroviariamente ancora interessante ma ahimè ormai in declino.

---

Poesia pura le "idrauliche" nella "Bassa"!!!

 :P

Il tuo ricordo da bambino mi porta allo stesso periodo, anche a me queste automotrici rammentano i bei tempi dell'infanzia....  :-[ :-* ;)
« Ultima modifica: 26 Marzo 2023, 22:50:45 da Davide Vicenza »

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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2001
« Risposta #11 il: 26 Marzo 2023, 19:53:25 »
LUGLIO - "Duemilaquattro"

Questa era l'abbreviazione più usata da ferrovieri e da appassionati per appellare queste automotrici. Un gruppo di poche unità (40), concepite come risposta alla monopolizzazione incessante del mercato delle automotrici da parte della FIAT. La Breda, infatti, fino ad ora impegnata in ben altre produzioni - ALn.448/460 TEE, ALn.880 e loco diesel di vario tipo - si volle affacciare nel 1959 alla novità dell'automotrice con intercomunicazione studiata per servizi locali e costruì questi mezzi che rappresentarono anche le ultime ALn - dopo centinaia di littorine - costruite dalla storica fabbrica milanese.

Le 2400 sono sempre rimaste confinate ai servizi locali, soprattutto sulle linee facenti capo a Novara e Asti, conoscendo breve lustro con alcuni servizi diretti quali il Biella-Milano, il Milano-Asti e il Genova-Biella. Una vita vissuta di nascosto, fra i campi e le risaie, con una tranquilla routine di servizi a breve raggio e dalle frequenti fermate. Fino al 1994, quando l'ultima unità in servizio per Varallo S. si guasta all'improvviso cancellando di colpo i 35 anni di umile servizio. Nonostante si pensasse che la riqualificazione che le unità subirono nel 1992 le potesse mantenere in servizio ancora per un pò.

Quando le FS chiusero parecchie linee secondarie in Piemonte per la loro ricostruzione - che a molti parse come una condanna... - le nostre ALn rimasero senza lavoro e furono perciò rinchiuse nei depositi di Asti e Novara dove furono revisionate le casse e i motori. Bisogna dire che comunque, dopo poco tempo, i segni dell'età si fecero risentire: il cambio Wilson qualche volta dava noie, le marmitte riflettevano nel rumore la salute affaticata dei motori. Ma il fascino di queste unità così insolite - un connubio fra le 668 di serie e soluzioni tecniche di altre epoche - rimane inalterato, ancor più oggi che non se n'è salvata nemmeno una. Complice l'amianto infatti, le 2400 sono state accantonate prima a Biella, poi a Novara Boschetto e quindi demolite in fretta e in silenzio. Persino un'alluvione venne a minacciarle nel 1994, quando ad Asti il deposito - e le sue ospiti - venne invaso dal fango.

Da allora le ultime unità della serie, che erano assegnate a quel deposito - diverse dalle prime per avere il mantice riparato dai portelloni frontali - sono rimaste quasi tutte ferme. Un legame rimasto univoco per almeno 30 anni si è rotto: le risaie e le 2400. Quando fra noi appassionati si diceva "andiamo a fare le 2400" era chiaro che si andava in Lomellina o nel novarese. Se fosse stato possibile essere più lungimiranti, si sarebbe potuto salvare qualche esemplare di questa serie che, riportato nei colori originali anni '60 "beige e verde lichene", avrebbe fatto la sua figura su qualche ferrovia turistica. Ma tant'è... Teniamoci i ricordi di questi mezzi e qualche scatto!





















Stefano "Praz©" Paolini


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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2001
« Risposta #12 il: 26 Marzo 2023, 20:03:38 »
AGOSTO - "Avventura in Sardegna"

Sembrava proprio un altro mondo. In viaggio sul treno per Cagliari che ha atteso l'arrivo del nostro traghetto da Genova, osservavo incuriosito il paesaggio che scorreva rapidamente al finestrino, così diverso ai miei occhi di continentale. Un sole forte e insistente illuminava la carrozza del navetta, mentre il D.445 in testa rombava sulle salite e nelle strette curve della difficile dorsale sarda. Piccole fermate nel nulla sfilavano scomparendo persino dalla memoria dei viaggiatori abituati a percorrere questa tratta. Fra greggi, rocce e nuraghe corre il treno alla ricerca della meta finale, la stazione di Cagliari, con quella sua inutile quanto beffarda catenaria tesa in aria per gioco. Un rapido spuntino al bar che s'affaccia sulla 744 monumento ed ero già pronto, carico dello zaino e della borsa fotografica, ad affrontare i tre chilometri che separano la stazione FS dall'insignificante capolinea delle FDS. Ormai era fatta, dopo 12 ore di traghetto , 7 di treno e tanti chilometri fatti, ero quasi arrivato alla meta: l'albergo a Seui che avevo prenotato il mese prima avrebbe fatto da tappa fino alla partenza, il giorno successivo, del treno speciale che con tanta fatica avevo organizzato e......pagato!

Una rapida occhiata al tabellone delle partenze e la paura mi colse : senza nessun avviso, semplicemente appiccicando un foglio di carta sopra il vetro del tabellone, si portava a conoscenza dei viaggiatori che tutto il traffico ferroviario oltre Mandas era stato soppresso per cause non meglio definite. Mi ritrovavo così alla fine anticipata della mia trasferta, con la prospettiva di perdere treno, foto e soldi!!! Rimanevano due alternative: prendere un autobus che mi avrebbe condotto fino ad un paese a soli 70 chilometri da Seui, o telefonare e chiedere consiglio al mio amico Amedeo di Mandas - guarda caso dipendente delle FDS - sul da farsi. Scelsi la seconda ipotesi e rapidamente spiegai cosa stava succedendo, certo non senza un pò di rabbia e di amarezza. Molto tranquillamente Amedeo mi disse di arrivare con l'ultimo treno fino a Mandas, poi avremmo deciso cosa fare.

Detto fatto eccomi sull'unica carrozza - una ex circumvesuviana - del mio treno, tirato da un bellissimo locomotore LDe.600 che romba e fuma come un rimorchiatore zigzagando fra le colline gialle e marroni all'inseguimento di un improbabile binario da 24 Kg/mln. Bello, bellissimo: che paesaggi, che silenzi e che profumi. Ma la preoccupazione era la padrona dei miei pensieri e gli sguardi degli altri passeggeri - poche per la verità - fissi su di me scivolavano via senza darmi noia. Arrivato a Mandas, trovai subito Amedeo ad aspettarmi. Sapevo già che mi sarei fatto una bevutina con lui, ma mai avrei immaginato quale favore stava per farmi. Dopo aver passato qualche ora a casa sua, mentre il buio calava fra i monti, e dopo molti bicchieri di birra, il momento giunse. Così, come se niente fosse, mi accompagnò insieme al genero, per quei 70 chilometri di strada tortuosa completamente deserta e priva di illuminazione che ci separavano da Seui.

Giungemmo all'albergo che erano le 23.00, appena in tempo per una rapida quanto buona cena tipica, accompagnata dal classico mirto offertomi dai miei benefattori (!!!). A notte inoltrata andai a controllare il treno già fermo nel piazzale della stazione e lo vidi li, come un animale a riposo, sotto un cielo stellato che si può osservare solo con un telescopio. Già pregustavo le giornate successive.

All'indomani mattina, verso le 9.00, i ferrovieri erano già al lavoro, manovrando per comporre il convoglio a seconda dei gusti del sottoscritto; il primo giorno avrei fotografato un merci Seui - Arbatax, una vera perla di antichità, con carri con ruote a razze e freno in garitta - con i frenatori impegnati per tutto il viaggio - e bagagliai a terrazzini con cassa in legno. Una bellissima LDe sarebbe stata alla trazione. Il secondo giorno il viaggio sarebbe stato da Arbatax a Mandas con la stessa LDe e una carrozza. Il viaggio è stato qualcosa di indescrivibile, per i paesaggi attraversati e per il fascino della composizione. Profumi e natura selvaggia avvolgono questo stretto binario che si snoda nella desolazione più assoluta, tanto che ora questa tratta è chiusa al traffico regolare.

Giunti ad Arbatax nella tarda serata e ricoverato il convoglio per la notte, mi sono unito al personale alla ricerca di un buon ristorante. Sazio, approfittai della gentilezza di un manovratore che mi portò in un albergo di Tortolì per la notte e che mi offrì l'immancabile bicchierino di mirto prima che mi abbandonassi al sonno e al pensiero della giornata che veniva. La mattina, facendo autostop, arrivai alla stazione che il convoglio passeggeri era già pronto per la partenza, avvenuta in ritardo per la richiesta - da parte di un giornalista locale - di intervistarmi! La notizia della chiusura di queste tratte aveva infatti mobilitato le popolazioni locali....ma a tutt'oggi le linee sono ancora chiuse.

Dopo aver sostato parecchie volte per scattare suggestive inquadrature, stavamo arrivando nei pressi di Villanovatulo - dove l'invaso di un lago rende questa tratta veramente spettacolare - che l'imprevisto meteorologico ci colse con un fortissimo temporale e grandinata annessa. Persa questa opportunità, l'arrivo a Mandas fu in anticipo di quasi due ore. Salutati tutti, Amedeo che mi attendeva, il personale del treno e di stazione, salii sull'ultimo treno per Cagliari dove avrei poi trascorso la notte successiva. Non c'è che dire! Sei rulli di foto veramente spettacolari nella borsa, tanti bei ricordi e un immane desiderio di tornare, questo in soli due giorni di permanenza in terra sarda.

Ricordo l'incredibile cordialità di tutti quelli che ho incontrato e la disponibilità assoluta dei ferrovieri e della direzione che si è mossa in fretta pur di esaudire il desiderio fotografico di un appassionato un pò eccentrico. Ora, riguardare a casa mia quelle foto, mi riporta là, come fossi ancora pronto per un altro viaggio nel paradiso in terra....e pensare che bastano poche ore di traghetto.


* lde604-270797cogairo.jpg (197.94 kB. 800x523 - visualizzato 1300 volte.)





* lde604-270797coseui3 copia.jpg (202.02 kB. 800x537 - visualizzato 1303 volte.)



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Stefano "Praz©" Paolini


Offline MatteoCerizza

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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2001
« Risposta #13 il: 26 Marzo 2023, 23:48:09 »
Non trovo le parole per commentare...spettacolo totale.
Tra tutte le mie fotografie la più bella è quella che devo ancora scattare...

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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2001
« Risposta #14 il: 27 Marzo 2023, 20:15:26 »
SETTEMBRE - "Alla Nord!"

Ferrovie Nord Milano. Una concessa, un mondo a se! Fu nel 1991/92 che le conobbi per bene, dopo quei pochi entusiasmanti viaggi fatti da bambino - con mio papà - alla primordiale scoperta della sensazione del viaggio in treno. Nel 1990 feci una fugace visita alla stazione di Piazza Cadorna per altri motivi e ne rimasi ancora una volta rapito: tra la folla che ad ondate andava e veniva dai marciapiedi e dalle scale mobili, apparivano in un moto continuo quei mitici treni marroni che tanto hanno contraddistinto le FNM.

Tra ronzii di vecchi compressori, porte manuali sbattute e fischi  - di una tonalità diversa da quella FS - si respirava un caratteristico odore di olio e di treni che è scomparso ormai da tempo. Quelle vecchie pensiline in ferro arrugginite sotto le quali chissà quante generazioni di pendolari si sono avvicendate. La bella tettoia rotonda dei tre binari  a sinistra  - proveniente dal vecchio mercato di Varese - era già stata demolita, e i primi segni del futuro invadevano quest'angolo di vecchia realtà milanese. Già si era iniziato a scavare per gettare le basi della nuova stazione, più moderna e razionale, ma senza dubbio meno romantica e interessante di questa! Allora capii!

Quanto tempo mi rimaneva per immortalare con la mia macchina fotografica tutto ciò? Non ci pensai un secondo e organizzai appena possibile qualche visita alla Nord. Nel 1991 cominciai a lavorare come impiegato e dovetti scendere a patti: fino alle 17.00 in ufficio, dalle 17.30 fino al tramonto a Cadorna! E così feci: andai in quella stazione almeno 15 volte, anche alla mattina presto, prima delle 8.30. Fissai su dia e stampe quelle manovre e quei treni, più e più volte. Vedere arrivare lentamente dalla rampa della Bullona e sugli scambi fitti una EB con il suo seguito di rimorchi o le composizioni multiple fino a otto pezzi mentre un trattore DE.500 si prepara a scartare qualche carrozza - le ultime per la verità - aggiunta in coda come rinforzo era un vero spettacolo. Alla mattina giungevano i due ordinari delle 8.00 da Varese e da Como con le E.600 o le E.610 e carrozze non navetta.

Avevo imparato a curare che macchina era in testa al secondo treno che avrebbe fatto i merci fra Seveso e Camnago FS lo stesso pomeriggio, speravo di riuscire a fotografare bene il mitico otto pezzi tutto marrone che arrivava da Laveno alle 7.30. Al pomeriggio invece lo spettacolo era assicurato dagli ordinari che portavano i pendolari alle loro case nell'hinterland, fino a 4 treni con E.600, 610 o 620 attendevano di partire uno dopo l'altro mentre sui primi binari tutti i giorni partivano le multiple di EB ed EBD con rimorchi per Novara e Asso. E tutto era controllato dalla vecchia mitica cabina in legno che stava là, nel bel mezzo del groviglio di binari, pali e scambi.

E poi è arrivato il futuro che l'ha rasa al suolo per far posto ad una modernissima cabina ACEI con l'aria condizionata e tutti i comfort. "Questa carrozza non parte" recitava il cartello che stava appeso ai corrimani delle carrozze lasciate contro i paraurti in attesa del loro impiego serale; un particolare come tanti scomparso con l'avvento sempre maggiore delle composizione bloccate e con la sparizione delle manovre.

Il progresso ha portato il Malpensa Express, le asettiche banchine alte e i binari ancorati alle piattaforme elastiche di calcestruzzo. Ma sta per cancellare anche l'ultimo baluardo delle vecchie FNM: la stazione di Bullona. Il quadruplicamento che si impone per migliorare il sempre crescente servizio mieterà la sua vittima fra qualche anno, ma per allora spero di essere riuscito a fermare il tempo in un' immagine un numero sufficiente di volte!























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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2001
« Risposta #15 il: 27 Marzo 2023, 20:20:46 »
OTTOBRE - "La ferrovia di Lasa"

Erano 12 anni, dal Novembre 1986, che la mia curiosità di fotografo e appassionato di treni serbava l'interesse per questo impianto nascosto e insolito, da me scoperto grazie ad un articolo sul n° 65 di TreniOggi. Finalmente mi sono deciso e insieme ad alcuni amici siamo partiti in direzione Val Venosta. Lì, nel paese di Lasa - provincia di Merano - si trova uno degli impianti più curiosi ed originali ancora esistenti: le ferrovie e la funicolare delle cave di marmo di Lasa.

Costruite nel 1927 per collegare la cava in grotta ad oltre 1600 metri s.l.m. con la stazione della ferrovia Merano-Malles, da allora - ininterrottamente per 11 mesi all'anno - queste ferrovie svolgono il loro lavoro nascosto dalla vista dei pìù, rappresentando nel 2001 un vero esempio di archeologia industriale intatto nei decenni. Il ciclo lavorativo inizia di prima mattina, quando i blocchi di bianchissimo marmo vengono portati dalla teleferica in alta valle di Lasa al termine della ferrovia superiore. Qui, in un paesaggio incredibile fra conifere, cascate, rocce e torrenti sta il piccolo capolinea di due binari del breve tratto di 2km che porta al piano inclinato. La linea in questi tratti è indice della difficile sopravvivenza di un binarietto da 1 mt. fra frane improvvise e cedimenti del terreno. I muraglioni che reggono a mezzacosta il binario sono rigonfi verso l'esterno e rincalzati d'urgenza con marmo di risulta, le rotaie sono quanto di più scalcinato abbia mai visto: brevi spezzoni da 24kg/m si alternano a pezzi da 36kg/m, le rocce e i massi precipitati lasciano segni profondi sul fungo e sulle traversine, prima piegate di forza, poi segate e ricongiunte alla belle e meglio.

La catenaria - forse a causa di questa difficile resistenza - non c'è più, rimangono i pali qua e la, storti e disallineati. Le loco TIBB infatti sono ora a tutti gli effetti diesel-elettriche: private dei pantografi hanno i motori elettrici del 1928 alimentati da un mini-alternatore mosso da un piccolo motore diesel. Il trenino fra i boschi impiega 10-15 minuti per fare i 2 km, fra scossoni e cigolii, ed è composto al massimo da due carri.

Al capolinea superiore i carri vengono spinti dalla loco fino al termine del binario che porta sul paranco del piano inclinato. Su questo enorme paranco di ferro e legno i carri sono spinti per gravità, frenati e bloccati da ganasce, in attesa del segnale d'inizio delle operazioni. Quando tutto è pronto, i paranchi del piano inclinato vengono sbloccati e lentamente si muovono incrociandosi a metà percorso. Dalla valle sale quello con un carro scarico mentre l'altro che scende porta un carro con il primo blocco di marmo. Sui paranchi stanno due operatori muniti di un'asta che - messa a contatto di un filo laterale - serve per segnalare irregolarità o emergenze; a metà percorso, con movimenti degni di un funambolo, i due uomini si scambiano di posizione, mentre i due paranchi si muovono.

Arrivato a valle, il carro carico viene agganciato da un'altra loco TIBB che prima aveva portato li l'unico pianale scarico. Solo 800mt. separano la funicolare dall'ingresso del magazzino della Lasa Marmi spa; vengono percorsi in una decina di minuti fra filari di meli carichi di frutti e prati in fiore. Il treno passa sopra un ponte metallico a cavallo dell'Adige ed entra nel cortile della ditta, dove poi i blocchi saranno caricati sui camion per la spedizione. Questo anche a causa della chiusura della ferrovia venostana. Il ciclo si ripete per 4/5 volte, in base a quanti blocchi sono stati estratti nella notte o alla mattina.

Un mondo nascosto, che pensavo ormai scomparso. Manovre e mezzi appartenenti a tempi eroici in cui la meccanizzazione era ancora una conquista, in un contesto idilliaco come può essere solo l'Alto Adige. Un lungo viaggio mi ci ha portato e lunga è stata l'arrampicata per arrivare alle cave, ma queste immagini rimarranno a lungo come un esempio di avventura e sfida umana contro la montagna.























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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2001
« Risposta #16 il: 27 Marzo 2023, 20:47:30 »
NOVEMBRE - "Le piccole 424"

L' Italia e le sue ferrovie statali non sono mai state terreno fertile per le locomotive con il rodiggio più diffuso al mondo. Qui da noi le loco con solo 2 carrelli motori (rodiggio Bo' Bo') hanno avuto vita complicata fra le centinaia di loco dallo schema italiano a 3 carrelli e cassa snodata, che si è diffuso così facilmente principalmente a causa della difficile orografia e quindi della asprità di molte nostre linee ferroviarie. Se le più recenti E.444 erano state studiate per brevi treni dal peso contenuto da trainare a velocità medie elevate, queste piccole loco hanno fin dall'origine rappresentato la trazione elettrica per i treni locali e accellerati di un Italia in ricostruzione. Tranne qualche servizio merci - come negli ultimi periodi alla testa di carri auto vuoti da Torino di Sangro a Milano - e un esperimento di comando multiplo presto abortito, i servizi tipo sono sempre stati su linee brevi o medio-lunghe con composizioni non troppo impegnative.

Hanno viaggiato in lungo e in largo sui binari di tutto il paese dal 1943 a oggi e ora sono in attesa della fine concentrate nel deposito di Alessandria. Sono in una quindicina ad aspettare la fiamma ossidrica, le altre 105 unità hanno avuto la fortuna della riconversione al servizio navetta iniziata nel 1989 e ancora sono alla testa o alla coda di treni navetta in giro per la penisola. Le ultime 2 macchine atte al servizio in quel di Alessandria sono adesso in turno misto con le sorelle navetta sulle linee piemontesi e toccano punti estremi di quella regione, sconfinando fino a Savona o fino a Milano P.ta Genova. Proprio qui, dieci anni fa, ebbi l'occasione di fare le prime foto a queste loco.

Allora, a Porta Genova - capolinea della semisconosciuta linea da Mortara - c'era ancora il fascino che una piccola stazione di campagna può esercitare, ma con in più il fatto di essere in pieno centro a Milano. Fra i navetta e le E.646 erano ancora moltissime le coppie al giorno in carico alle E.424. Carrozze anni '50, qualche tipo 1921 e le ultime corbellini erano il convoglio tipo che normalmente vedevi in manovra sui corti binari della stazione milanese. Ogni giorno c'era poi una coppia di locali che era trainata da una doppia di E.424 che, giunta al termine del viaggio, iniziava a manovrare su e giù per la breve asta di manovra, fra altre 424 in sosta. Ogni pomeriggio chi andava a P.ta Genova poteva assistere alle partenze quasi in batteria dei treni serali di pendolari verso la pianura della Lomellina, tutti trainati dalle mitiche 424, che con il loro tipico ronzio acuto, lasciavano il piccolo scalo di Milano, passavano lungo il Naviglio per gli scali di S.Cristoforo (ora in fase di demolizione per i soliti mega progetti edili) e si avventuravano fra le risaie del Vigevanese.

Seguendo questi convogli ho iniziato a conoscere le linee piemontesi dove queste loco erano di casa. Ho iniziato a frequentare quelle stazioni dove le 424 erano meta sicura: Mortara, Novara, Alessandria, Valenza, Voghera e Arona. Quando poi, nel 1992/93, per ragioni di turno le E.424 arrivarono fino sotto alle tettoie di Milano Centrale, l'inseguimento di queste veterane crebbe in assiduità. Andai a cercarle anche lontano dalla città lombarda, in Abruzzo e Marche, sulla adriatica; in Calabria, in Campania e altrove.

Ma i turni già si assottigliavano sempre più, sempre di più i turni si mischiavano con quelli delle sorelle navetta, non meno belle e cariche di fascino. Ma era proprio il colore castano-isabella che le rendeva ancora più old-timer e quindi per me più belle. Il primo affronto si ebbe con la semplificazione dello schema con il colore solo isabella e poi arrivò con l'estrema unzione distribuita ad alcune unità di Alessandria, siglate come appartenenti ai depositi di Valona (...) o Mogadiscio (...). Ora solo due unità si contendono gli ultimi servizi eccezionali e qualche riserva in quel di Alessandria, mentre per altri 3 o 4 esemplari si è già acceso il dibattito per la preservazione. L'importante è che rimanga traccia nel futuro del fascino razionalista anni '40 di queste mitiche piccole 424!

















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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2001
« Risposta #17 il: 27 Marzo 2023, 20:57:19 »
DICEMBRE - "D.345, un cambio generazionale" di Andrea Canale

In Italia le locomotive diesel da treno non hanno mai avuto un ruolo importante, paragonabile ad esempio a quello avuto in Germania, Francia o Regno Unito; la rete FS è stata presto elettrificata nelle sue direttrici principali tortuose ed acclivi, e su quelle a profilo meno difficile la trazione a vapore poteva esprimersi ancora egregiamente con macchine come le 691 e 685.Sulla rete secondaria poi si disponeva oltre ad un grande numero di locomotive a vapore di costruzione relativamente recente e di caratteristiche adeguate (740 e derivate 741, 743; 625; 640; 940) di una famiglia di rotabili tipicamente italiana, cioè l’automotrice leggera termica, in grado di adattarsi e di espletare ogni servizio su linee con profilo difficile ed armamento leggero.

Dopo alcuni prototipi di grandi dimensioni realizzati alla metà degli anni 50 (D.442.4001, praticamente una V200 DB; D.461.1001) su iniziativa dell’industria privata, le FS si orientarono sulla costruzione di macchine diesel di potenza e prestazioni contenute e condizionate dalle considerazioni esposte sopra. Le prime locomotive realizzate secondo questa formula risentivano ancora del dibattito sul sistema di trasmissione elettrica o idraulica.Entrambi i Gruppi (D.341 a trasmissione elettrica; D.342 a trasmissione idraulica) vennero impiegati inizialmente per affiancarsi alla trazione a vapore in testa ai servizi più importanti sulle linee principali. 

L’esperienza dell’esercizio fece scegliere la trasmissione elettrica per le future realizzazioni e, per eliminare la trazione a vapore, anche dalle linee secondarie, il Servizio Materiale e Trazione iniziò a studiare un tipo unificato di locomotiva diesel da treno. In collaborazione con le maggiori industrie del settore vennero così identificate le linee guida del progetto di locomotiva diesel da treno unificata che da 35 anni caratterizza i binari FS; e cioè :

-         un generatore diesel di elevata affidabilità e bassa manutenzione
-         carrelli monomotori con trasmissione ad asse cavo e anello danzante, motore sospeso sul telaio
-         trazione bassa
-         velocità massima contenuta a 130km/h
-         massa aderente contenuta per circolare senza problemi su linee ad armamento leggero

Seguendo queste caratteristiche vengono consegnate tra il 1966 e il 1970, 50 unità del Gruppo D.443 da 1.440kW e 75 unità del Gruppo D.343 da 990 kW. Queste 125 unità si diffondono su tutte le linee non elettrificate delle FS riducendo fortemente i servizi svolti dalle locomotive a vapore; ma non sono sufficienti per eliminarli completamente, comunque le loro prestazioni sono così positive da indurre le FS a nuovi ordini di macchine analoghe. Già nel 1970 vengono ordinate 70 nuove locomotive da 990kW classificate nel Gruppo D.345; seguite da altri due ordini nel 1973 e 1975 di altre 40 e 35 unità per un totale di 145.

Le D.345 numerate D.345.1001-1145 sono per anni il Gruppo di locomotive diesel più numeroso e rappresentativo del parco FS; la prima unità - la 1001 - viene consegnata nel gennaio 1974, mentre l’ultima (1145) nel maggio 1979. Costruite da Breda, Sofer e Savigliano, le D.345 costituiscono la naturale evoluzione delle D.343 delle quali riprendono le principali caratteristiche tecniche. Telaio e cassa hanno le stesse dimensioni, la differenza più notevole è l’eliminazione dello scompartimento bagagli (generalmente poco usato) e relativa saracinesca. Il generatore diesel è per tutte le 145 unità il FIAT A 218 SSF, una nuova versione del 218 SSF già montato sulle D.343.1001-1040. Anche la parte elettrica e meccanica è sostanzialmente invariata rispetto a quella già collaudata sulle D.343; vengono apportate solo le modifiche suggerite dall’esercizio pratico per migliorare e ottimizzare le prestazioni delle nuove macchine.

La differenza più notevole rispetto alle D.343 è nel carrello, completamente ridisegnato per ottenere una struttura più robusta e meno soggetta all’usura. Lo stesso carrello monomotore concepito per le D.345 sarà montato anche sulle quasi contemporanee D.445 e addirittura nel 1984 sulle locomotive elettriche delle FNM Gruppo E.620. Con potenza (990kW) velocità massima (130km/h) e prestazioni invariate rispetto alle D.343, le D.345 iniziano ad entrare in servizio nel 1974 presso il DL di Alessandria, una delle ultime roccaforti del vapore nel Nord Italia. Nel primo periodo d’esercizio oltre a spodestare il vapore dai servizi viaggiatori e merci, fecero in tempo anche a partecipare alla conversione in cc a 3kV delle ultime linee elettrificate in corrente alternata trifase, trainando e rinforzando i treni nei tratti neutri.

Le D.345 vennero poi assegnate a Novara, a Torino (in sostituzione delle D.343) e a Padova (in sostituzione delle D.342) consentendo una rotazione a cascata del materiale a beneficio di altri impianti.Nel 1976/77 le D.345 dilagarono per l’Italia con assegnazioni a Udine; Verona; Pisa; Benevento; Cagliari e successivamente altri depositi. Dopo aver eliminato il vapore in Piemonte, le D.345 di Pisa posero fine anche agli ultimi servizi residui delle 940 in Garfagnana, mentre le unità assegnate a Fortezza/Franzensfeste tolsero gli ultimi treni alle 740/741 in Val Pusteria. Le D.345 si stabilizzarono quindi in testa ad una miriade di servizi locali, diretti e merci sulla rete secondaria FS. Non mancarono le eccezioni che videro le D.345 regolarmente al traino dei treni più importanti in Sardegna, di alcuni rapidi Palermo – Catania; della “Freccia delle Dolomiti” tra Castelfranco Veneto e Calalzo. All’inizio degli anni 80, con la consegna delle nuove carrozze per servizi navetta, e la conseguente necessità di migliorare il materiale rimorchiato anche sulle linee secondarie, alcune D.345 vennero attrezzate con la presa a 78 poli per il telecomando dei treni, ma con locomotiva presenziata se in spinta.

Un altro limite per l’esercizio con le carrozze moderne è la mancanza della possibilità di alimentare il riscaldamento elettrico ed eventuali altri servizi (climatizzazione). La scelta di non attrezzare le D.345 con il REC, come invece è stato fatto per le D.445, è un segno della scarsa lungimiranza delle FS, e del ruolo secondario che hanno sempre cercato di attribuire a queste macchine. Per ovviare a questa mancanza vengono costruite diverse serie di carri generatori (nVrec) destinati ad essere intercalati tra la locomotiva ed il treno. Nella seconda metà degli anni 80 le D.345 sono chiamate a sostituire le D.341 e D.342 che progressivamente vengono accantonate; contemporaneamente perdono il primato di Gruppo di locomotive diesel più numeroso delle FS, con la consegna delle D.445 di terza serie. Le D.345 intanto allargano il loro raggio d’azione circolando su nuove linee, mentre da altre vengono spodestate con l’estendersi dell’elettrificazione.

All’inizio degli anni 90 per una accresciuta necessità di impiego nel traffico merci alcune unità ricevono i dispositivi per il comando multiplo, di due tipi differenti, con cavo a 78 poli o ad 85 poli.Attualmente sono in servizio 143 unità del Gruppo D.345, delle quali tre sono state noleggiate alle FSE; 28 attrezzate con il telecomando parziale per treni navetta, 19 attrezzate con dispositivi per il comando multiplo. Con la prevista radiazione del Gruppo D.343 nei prossimi anni, e la continua elettrificazione della rete, le D.345 verranno assegnate a compiti sempre meno importanti e probabilmente sempre di più per conto della Divisione Cargo.

Una particolarità delle D.345 che le distingue dalle altre locomotive diesel da treno delle FS, è la vocazione internazionale, sfoderata in più occasioni, come a smentire il carattere “provinciale” e locale previsto dal progetto originario.Infatti le D.345 si sono trovate spesso oltre i confini nazionali o in prossimità di essi, a cominciare dalle unità del DL di Fortezza/Franzensfeste che quotidianamente, fino all’elettrificazione della linea nel 1989, incontravano i rotabili OBB nella stazione di San Candido/Innichen. Impiego ancor più significativo per le macchine del DL di Cuneo che nel 1979, con la riapertura della linea di Tenda (Limone – Breil S.R. per Ventimiglia e Nizza) si sono trovate a percorrere la tratta in territorio francese, sia in doppia con il merci Cuneo – Nizza e v.v. (condotto da personale SNCF da Breil S.R. a Nizza) sia in testa alla coppia di Espressi estivi 1850/1855 Berna  - Albenga e v.v. nel tratto Cuneo – Albenga. Compito ancor più particolare per le D.345 di Udine, incaricate sin dalla loro assegnazione in Friuli, al traino dei treni Gorizia – Nova Gorica, in servizio merci e “urbano-internazionale”. Infatti questi percorrono un raccordo di pochi km, in origine previsto per unire le due stazioni di Gorizia gestite da due diverse amministrazioni ferroviarie ai tempi dell’Impero Absburgico; con la risistemazione dei confini in conseguenza dei trattati del 1947 la stazione di Gorizia Montesanto divenne Nova Gorica delle Ferrovie Jugoslave JZ. I treni viaggiatori tra questi due impianti vennero istituiti negli anni 60 per favorire il movimento tra le due zone della città, in seguito vennero utilizzati anche per lo scambio dei carri con la “Transalpina” ma sempre con una carrozza viaggiatori in composizione. Fino al 1989 erano ancora due le coppie di questi “locali” misti; successivamente vengono classificati come merci, per scomparire dagli orari sia FS che sloveno nel 1993. Ma il servizio “misto” resiste fino al 1998; nello stesso anno un altro episodio di gloria per le D.345, che su questa linea trainano in doppia la coppia di Espressi 220/221 “Simplon Express” Ginevra – Vinkovci, deviati per due mesi a causa di lavori nel nodo di Trieste.

Ancora più lontano si spingono dal 1996 al 2000 altre D.345 di vari depositi che vengono inviate a più riprese prima in Bosnia e poi in Kossovo al seguito del Reggimento Genio Ferrovieri dell’Esercito, per trainare il convoglio logistico di pronto intervento, e per ripristinare gli impianti e l’esercizio sulle linee danneggiate dalla guerra.

















Stefano "Praz©" Paolini


Offline Davide Vicenza

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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2001
« Risposta #18 il: 28 Marzo 2023, 10:24:09 »
Pian pianino mi leggo tutti gli articoli, ma per ora il giro sardo batte tutti e non di poco: poesia pura (soprattutto l'ultima foto)!!!

 :P

Offline peppe656

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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2001
« Risposta #19 il: 28 Marzo 2023, 10:53:08 »
Gli articoli sono sempre stati un punto di riferimento e una delle sezioni più belle di Photorail, nonché in qualche modo i precursori della sezione racconti sul forum. Ma sarà per il fascino della ferrovia di qualche decennio fa con molte cose che oramai le possiamo ammirare solo in foto, unite al coinvolgimento dei testi, il tutto ha una marcia in più che merita di essere sempre ben visibile. Una delle sensazioni più belle che trasmettono (o trasmettevano) gli articoli, e' la voglia smisurata di lasciare tutto e mettersi in viaggio alla ricerca dell'Italia ferroviaria che sa ancora regalare emozioni.... esiste ancora? Nel frattempo di rispondere a queste domanda ci si gode un tuffo nel passato che nessun ci può negare.

Online GiorgioStagni

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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2000
« Risposta #20 il: 28 Marzo 2023, 11:41:54 »
Tutte foto da antologia, che hanno fatto la storia sia di Photorail, sia delle stesse ferrovie. Hai fatto benissimo a riproporle qui.

Quando non ti eri ancora inacidito...  ::)

No comment ;D ;D

Offline AndMart

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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2001
« Risposta #21 il: 28 Marzo 2023, 13:22:43 »
Fai bene a riproporli qui, sono molto belli.

Ma avrei fatto un topic per ogni articolo, in modo che poi i commenti ad hoc eventualmente non si mischiassero tutti e fossero anche spunto per approfondimenti/attualizzazioni successive...   ;)
Una volta escluso l'impossibile ciò che rimane, per quanto improbabile, non può essere che la verità. S.H.

Offline pojana

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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2001
« Risposta #22 il: 28 Marzo 2023, 13:32:27 »
Apprezzo anch'io moltissimo questa riproposizione.

Grazie !

ciao
Ciao, Enrico Sester

"mai arrabbiarsi, solo meravigliarsi" cit. Arturo Nicolodi

Online Praz©

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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2001
« Risposta #23 il: 28 Marzo 2023, 16:42:51 »
Ma avrei fatto un topic per ogni articolo, in modo che poi i commenti ad hoc eventualmente non si mischiassero tutti e fossero anche spunto per approfondimenti/attualizzazioni successive...   ;)

Hai ragione, ci avevo pensato. Ma avrei generato in massa una novantina di nuovi post, forse un pò troppo...

12 articoli per 8 anni più o meno
Stefano "Praz©" Paolini


Offline Coco

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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2001
« Risposta #24 il: 29 Marzo 2023, 11:18:29 »
Ottima idea, tutti post apprezzati e valorizzati ... bravo Praz e complimenti a Photorail  ;D
Coco#48
GTS-RCCI-TI
MFP-FERALP-AVTS

Offline gilbez_646

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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2001
« Risposta #25 il: 29 Marzo 2023, 22:31:07 »
Dodici botte da capogiro senza nemmeno il tempo di riprendersi tra un mese e l'altro...wow! Mi preparo per il 2002.
MA esattamente che articoli erano? Dovevano uscire per qualche rivista?
As far as I could tell there's nothing more I need, but still I ask myself "could this be everything?"

Flickr: https://www.flickr.com/photos/148620581@N02/
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Online Praz©

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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2001
« Risposta #26 il: 30 Marzo 2023, 11:04:44 »
MA esattamente che articoli erano? Dovevano uscire per qualche rivista?

Gli articoli originali sono sempre online qui, nella sezione raggiungibile dalla Homepage del sito: http://www.photorail.it/phr3-gli%20updates/articolomese.htm
Ma sono tutti da sistemare perchè col rifacimento del format del sito i link alle immagini sono per la maggior parte corrotti.

In mezzo a tutti questi ci sono 4 articoli che, si, dovevano uscire uno al mese su Mondo Ferroviario.
Ai tempi la direzione di quella rivista era di Alessandro Muratori e la qualità era parecchio aumentata. Avevo ideato una serie di articoli, ognuno dedicato ad una linea ferroviaria italiana, dove spiegavo la linea, i puntifoto migliori, i materiali in servizio, etc. Su un numero di MF ci fu l'articolo di presentazione di questa serie, con una decina di mie foto stampate ottimamente, anche a doppia pagina.

Poi per vari motivi Muratori nel giro di pochi mesi se ne andò. La Direzione passò a personaggi totalmente..... inadeguati. E la rivista crollò come ovvio. Nessuno dei miei primi 4 articoli vide mai la luce. Una volta aperto il sito, li pubblicai qua.
Stefano "Praz©" Paolini


Offline ale883

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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2001
« Risposta #27 il: 30 Marzo 2023, 12:03:41 »
che roba, le foto le conosco praticamente tutte avendole viste in dia e poi in digitale, ma un tot un pelo di più, visto che ero a fianco di sto  sciroccato a scattare  ;D


Offline robbi663

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Re:Photorail: gli articoli mensili del 2001
« Risposta #28 il: 30 Marzo 2023, 19:05:33 »
Ottima l'idea di questa rivisitazione corredata di foto. sarebbe interessante, come visto nell'articolo di "Gennaio 2002" sapere come sono andate a finire le varie vicende, osservate nel 2023, perchè alcune sono note, ma altre no, almeno per quanto mi riguarda.

Trovo fantascienza leggere che 23 anni fa era possibile organizzarsi un fotografico e smuovere un'intera squadra di ferrovieri per un'intera giornata, per un unico partecipante. E' la cosa che mi affascina più di tutte e se dovessi contestualizzarla a pelle la vedrei più calabile negli anni 60 o 70 piuttosto che nel 2000.
PER TUTTO QUANTO NON PREVISTO NEL PRESENTE REGOLAMENTO IL CAPOSTAZIONE DEVE USARE SENNO E PONDERATEZZA.